Preso il tempo necessario,
ascoltati tutti i cambiamenti fuori e dentro di me,
ho deciso di essere avida con me stessa e di pretendere.
Di più e di meglio.
Mi spingo a forza giù dal letto in questi giorni,
mi spingo giù a forza, tanta tanta forza.
Stringo i denti, pensando che posso farcela se voglio.
La determinazione di ripetermi che non voglio veder crescere le piante,
appassire i muri, il tempo che sgretola e consuma,
senza farne parte, senza impazzire dietro al meccanismo per trovare la soluzione,
la via d’uscita.
Tutto là fuori corre e si dispera, in cerca di un posto, in cerca di una vita.
Ed io più corro, più mi dispero, più vado a fondo
e resto lì dove mi ero trovata all’inizio.
Sempre lì.
Allora, non corro, non mi dispero,
ma vado.
Forse sono fatta per camminare e basta,
seguire la mia strada,
senza devastare il mio tempo.
…e quindi cambierai “la canzone dei folli” di Bukowsky?
😉
Io sono una fan di “camminare”. Vai di buon passo, ma non correre che non c’è fretta.
Vado di buon passo sì!
Ma la “canzone dei folli” è lì per uno scopo preciso: mi ricorda un momento della mia vita in cui niente aveva un senso se non vissuto all’estremo. Lì realmente ho capito dov’ero e mi è servito, davvero.
E se ora vacillo, tentenno, va bene così.
Ho imparato che è umano. E che io non sono superumana.
Per fortuna..
🙂