Le dita disegnano cerchi, leste,
vanno giù giù, si fermano,
pensano con me.
Fatti due conti, si riappropriano del contatto con gli occhi,
poco coscienti, persi lontano a dismisura.
Se quel vento che smuove gli ulivi adesso fosse dentro di me
saprei come danzare, e ondeggiare, senza perdere l’equilibrio.
Mi volto e resto sospesa, faccio roteare i miei pensieri nel bicchiere,
guardo il loro colore, gioco con i riflessi, socchiudo le palpebre per cercarne i residui.
Sono in attesa, e mi sospendo.
In fondo, posso permettermelo.