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Posts Tagged ‘Fili’

codice

Mi sento un po’ come un codice Morse:

punti e linee sospese,

apparentemente incomprensibili.

Ma chi mi ama mi interpreta.

Allora va bene così.

Magari mi arricchirò anche di virgole e contrappunti,

e sarò un nuovo codice,

un nuovo alfabeto

per pochi e interessati estimatori.

Chissà..spazierò qua e là fra le righe

e non sarò mai centrata:

sempre un tono sopra o uno sotto:

chè è proprio così che vivo.

Ma si sa: alti e bassi fanno una buona media.

E le sfumature dicono di più dei toni precisi e determinati.

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..e il tempo non dà scampo,

ti lascia lì così a pensare di te e degli altri e del mondo e del come eravamo.

Ma dentro, dentro lo senti ancora quel vento forte,

che ti graffiava la faccia, che ti buttava giù le lacrime al sapor di moscerini,

mentre scendevi giù rapida rapida

per quelle discese.

Senza freni, senza pedali, senza cambi e scambi,

solo immediato, solo asfalto e sole e l’acqua che finiva sempre in quella borraccia.

Solo sorrisi, solo vento.

Niente legami, miente morse.

Solo futuro.

I desideri non invecchiano quasi mai con l’età,

ed io li sento dentro ancora forti,

sento ancora l’argilla nelle mie mani.

Devo ancora tirar su, costruire, fare, essere.

Devo ancora arrampicare e togliere la terra sotto le unghie.

Ho tanto ancora, e non ho niente ancora.

Ma sono qui. E devo andare.

Tanta strada ancora.

Tante strade.

Solo futuro.

 

Battiato, che la sa lunga,  mi ha prestato il titolo.

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Alice 

Ricordami di tessere le trame della notte,

intagliando i pensieri con lame sapienti.

Ricordami di andare, se necessario,

e ancor più di tornare.

Agli affetti, alle mani tese e al capo chino, riparato e caldo.

Ricordami di non lasciarmi andare,

ma di vagare senza meta che sì, fa bene al cuore ogni tanto.

Ricordami di tenere ben salda me stessa,

di non dimenticare,

di non allontanare.

Ricordami chi sono e da dove vengo.

E’ da lì che voglio andare.

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Stretta stretta nel cappottino rassicurante e in un paio di stivali morbidi morbidi,

passo veloce e pensieri discreti alla mano,

taglio il freddo e le strade umide.

Quasi non vedo quello che c’è intorno. Palazzi orrendi.

Non ce n’è bisogno. Basta riacciuffare le vecchie voci di sempre.

Il cornetto caldo alle 4 del mattino e gli abbracci stretti stretti.

Il comevadavvero che riempie metà vita di amicizia.

A volte dimentico questa sensazione.

I tiricordiquellavoltache .. tirati fuori per caso che danno continuità alla mia vita.

Una mano che ti entra dentro e che sa dove pescare: abbiamo passato intere nottate della nostra vita in macchina, al freddo, al caldo, all’alba, ai gabbiani, alla sabbia nelle orecchie per via del vento forte, alla vita, alla morte. A tutto quello che ci è toccato a sorte.

E la sorte ci ha dato noi, che saremo amici, di più, l’uno per l’altro, a mille vite e luoghi di distanza. E ogni volta che ci ritroviamo e che ci ritroveremo, saremo sempre noi.

Come a 15 anni. Un motorino e un cornetto alle 4 del mattino.

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La trama.

Shh.

Pausa, silenzio.

Assenso.

Assenza da se stessi e lontananza dalle cose,

ché l’immateriale stavolta è più importante. Conta di più.

Vale.

Significa.

E in quanto tale regala esistenza

e dona silenzio finalmente.

Tradire la frenesia del mio vivere è stato utile.

Prendersi poco sul serio, lasciarsi andare, amare le proprie mani perchè vive

ha dato un senso.

Trattenere il respiro, decomprimersi.

Non siamo assoluti, né necessari, per quanto lo vorremmo.

Ma siamo.

Dare un senso a questo dischiude, srotola, svolge i fili.

Le mani cercano di calmare le dita frettosole di arrivare al bandolo.

Nervature, increspature di saggezza portano infine alla lentezza.

Shh.

E’ lì il segreto.

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