La mia malcelata antipatia per il periodo natalizio non mi ha impedito di fare una lista delle cose buone e di quelle cattive quest’anno.
E di escludere quelle cattive, per quanto possibile.
Figlio Unico che mi prepara la cena dopo la lezione di danza: buono.
Lezione di danza: buona.
Spendere gli ultimi soldini per andare a vedere Bollani e Petra: buono.
Sorridere il più possibile e accocolarsi di domenica: buono.
Collegare il mal di stomaco/bruciore alle ansie prenatalizie: probabilmente vero, ma non saggio. Quindi cattivo.
Pensare e ripensare a quello che mi aspetta dai miei: decisamente cattivo.
Accorgersi di non aver concluso molto nella vita: cattivo. NON PENSARE ORA A QUESTE COSE! ho detto.
Insomma, sono qui, mi sto godendo questi giorni prefestivi come chi deve andar giù in miniera la settimana dopo.
A volte mi sento un po’ colpevole: ho visto, ascoltato, mangiato, gustato, brindato, ho vinto al Mercante in Fiera, è uscito tre volte di seguito alle roulette il 33 ed ho dovuto bere wodka secca per tre volte di seguito, ho fatto tre volte le lasagne in un mese, ho bevuto il beaujolais nouveau, ho mangiato il sushi, ho capito che i tacchi non fanno per me ma mi piacciono lo stesso, ho comprato un paio di scarpe, ho messo un vestito da principessa e ho ritrovato vecchi amici.
E il Figlio Unico sa cucinare.
Ma di che mi lamento?
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