Non mi capita tanto spesso di rimanere a casa una sera come se aspettassi qualcuno o qualcosa,
in trepidazione, come un appuntamento importante a cui non si può mancare.
In questi giorni è stato così, ieri in particolare.
Come quando il sabato c’era “Super Quark” e la mia famiglia si stringeva sul divano tutta insieme,
in attesa del “nostro” Piero Angela che spiegasse tutto con la chiarezza e la calma di chi ama la scienza.
Nel mio piccolo, ho replicato quell’abitudine.
Io e il Figlio Unico,insieme, a vedere “Vieni via con me”, l’ultima puntata ieri.
Ho ridato un senso alla televisione, mi è stato detto che la concorrenza proponeva in opposizione il Grande Fratello le volte scorse.. non c’è che dire. Ci sono davvero due Italie allora.
Beh, io sono con quella che piange Monicelli oggi, e con quella che si indigna per lo smantellamento dell’Università e per la distruzione della conoscenza libera da vincoli politici e da interessi privati. E sono con quell’Italia che si è rotta le scatole di farsi venire l’ulcera guardando “Anno Zero” e la Gabanelli, tentando di resistere dopo all’imminente voglia di cambiare continente.
So bene che lamentarsi così non cambia le cose, ma mi sento meno sola.
Ieri mi sentivo meno sola e meno sconfortata vedendo Saviano.
Pensavo: ” Glielo dobbiamo, dobbiamo resistere, per il suo coraggio quotidiano. Per il suo esserci nonostante tutto”.
Mi piace pensare che ieri sia stato così per molti.
Forse per più di metà Italia.
Speriamo.