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Archive for settembre 2008

..e il tempo non dà scampo,

ti lascia lì così a pensare di te e degli altri e del mondo e del come eravamo.

Ma dentro, dentro lo senti ancora quel vento forte,

che ti graffiava la faccia, che ti buttava giù le lacrime al sapor di moscerini,

mentre scendevi giù rapida rapida

per quelle discese.

Senza freni, senza pedali, senza cambi e scambi,

solo immediato, solo asfalto e sole e l’acqua che finiva sempre in quella borraccia.

Solo sorrisi, solo vento.

Niente legami, miente morse.

Solo futuro.

I desideri non invecchiano quasi mai con l’età,

ed io li sento dentro ancora forti,

sento ancora l’argilla nelle mie mani.

Devo ancora tirar su, costruire, fare, essere.

Devo ancora arrampicare e togliere la terra sotto le unghie.

Ho tanto ancora, e non ho niente ancora.

Ma sono qui. E devo andare.

Tanta strada ancora.

Tante strade.

Solo futuro.

 

Battiato, che la sa lunga,  mi ha prestato il titolo.

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Questa puntinosissima esserina luminosa è una medusina australiana.

Una delle più pericolose al mondo, dicono.

A vederla così, fa anche un po’ tenerezza,

ma, si sa, dopo “Arsenico e vecchi merletti” è meglio non fidarsi delle vetuste tenenerine..

Comunque, tutto ciò per dire che sono stata all’Acquario di Genova,

tra meduse, stelle di mare, foche baffute e mante carezzevoli (sono pelosine!!!)

Ah, sì, c’era anche il tartarugòn indispettito da un pesciolino nero che, oltre a fare un doveroso peeling alle rugose zampone, si divertiva a sbeffeggiare il musone della tartaruga con la pinna caudale..ecco il perchè di quell’espressione lì..

Ma, ma..non sono stata solo a Genova, ho trascorso due giorni bellissimi a Torino.

Città signorile, ma non austera e sopratutto molto ospitale.

A chiunque io e il Figlio Unico chiedessimo informazioni veniva spontaneo rispondere con un sorriso e con tanta gentilezza: e scusate se è poco.

Al museo egizio, più che le mummie di epoca faraonica, mi hanno colpito i resti di epoca più antica,

preistorica per esattezza, mummificati ma non ancora con l’uso di deposizione in sarcofago:

posizione fetale e viso rivolto verso il sole, con l’augurio di una nuova nascita nel mondo di là..

Ovviamente, lo sguardo femminile non poteva non posarsi sugli accessori, ritrovati intatti in alcune tombe, guardate questi sandali:

la parte rialzata all’insù serviva ad attraversare meglio le zone con tanta sabbia, come un deserto, e le parti laterali servivano ad evitare che il sandalo si riempisse troppo di sabbia.

Questa foto è per i meno sensibili, lo ammetto:

come si può notare, il Figlio Unico scruta con attenzione da anatomo-patologo le incisioni laterali sotto le costole fatte per privare il corpo degli organi, mummificati a parte e conservati nei vasi detti Canopi.

Oh, ecco. Poi non dite che nel mio blog si parla solo di tristezza ermetica, a volte faccio anche reportage.

Ma ecco non stavo aggiungendo al racconto la cosa più importante:

ho finalmente incontrato un amico, Stefano,

ed ho avuto la possiblità di guardarlo forte forte negli occhi.

Abbiamo avuto conferme in due,

siamo stati bene in quattro,

(ma eravamo in sei contando due cuccioli al seguito)

e abbiamo capito che davvero, come tempo fa gli avevo scritto,

l’umanità non è poi così distante.

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Non sono mai contenta di tornare qui giù,

giù in tutti i sensi,

il mio inferno personale,

i ricordi sparsi tra due case,

due genitori che si puntano lame di coltello addosso come fossero indici.

Ma per alcune cose vale la pena di lottare, difendo ciò in cui credo e ciò che amo con le unghie e con i denti. Eccolo qui, l’anima che mi accompagna da ben dieci anni,

di lui ho già detto,

abbiamo passato nottate insieme stretti stretti sulla spiaggia contro il vento,

abbiamo pianto, e tanto insieme.

Lui c’era quando il mondo sembrava ripiegarmisi addosso,

io quando il suo è crollato davvero, con il padre che andava via lontano dal dolore.

Come sempre, ti voglio bene, alla vita, alla morte, a tutto ciò che ci è dato di vedere.

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Aspettavo che si tuffasse

e intanto divoravo i suoi colori.

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