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Archive for gennaio 2008

Il canarino ha una storia degna di esser narrata..
Sarò lunga e doviziante di particolari.
Un bel giorno Ammar, l’algerino simpatico, pensò di regalare un vispissimo e socievolissimo canarino alla sua diletta moglie, l’antipaticissima ucraina Ilonabiondofinto, per farle compagnia durante le ore del giorno in cui ella non lavorava.
Lavoro pesante quello della Ilonabiondofinto: si dà il caso che nello stesso antico palazzo abitava due piani più in su un’anziana signora magrolina, deboluccia e un po’inferma, che aveva bisogno di qualcuno che le facesse la spesa, le sistemasse un po’ casa e la aiutasse nelle cosette della vita quotidiana, facendole anche compagnia. E così, la volenterosissima Ilonabiondofinto si offrì, facendo la spesa, arrotondando sullo scontrino, facendo finta di pulire casa e facendo finta di fare compagnia mentre guardava Carlo Conti in tv.
E il povero canarino tutto solo tutto il giorno, al buio, che per un canarino è un delitto orrendo, è morte, lui ha il bioritmo che va con la luce..
Così, la nonnina magrolina, saputo il misfatto, fece sguardo di disappunto e l’Ilonabiondofinto furbescamente disse: “Poverino è tutto solo tutto il giorno, perchè non lo portiamo qui che così le fa compagnia? (e così io me ne libero che non l’ho mai sopportato?)”.
La nonnina gracilina acconsentì, ed il canarino fu l’unico a farle davvero compagnia, fino all’ultimo.
Era rimasto in quella stanza tutto solo: Ilonabiondofinto aveva “terminato” il suo lavoro e a casa sua non ce lo voleva riportare..e così la mammabiondovero del Figlio Unico, figlia della nonnina gracilina, adottò col cuore spalancato il canarino.
La nonnina gracilina non c’è più e non ha dato al canarino un nome, ma gli voleva bene..e ancora il canarino non ha un nome, ma tutti gli vogliamo bene.
Ché quella casa ha il cuore spalancato.
Cip.

Questa storia si riferisce a fatti, cose e persone reali.

E’ stata garbatamente richiesta da Rapida  (che ha regalato un nome al canarino) ed è arrivata fin qui.

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Giornata storta, stortissima. Una specie di artrite cerebrale, non so se mi spiego..stress su stress, nervosa più di un ortica(sono nervose,vero? io le ho sempre pensate così) eppure..ho pensato che avevo qualcosa di importante in sospeso.

Un pensiero sul sorriso.

E così mi son fermata, mi sono rilassata e ho capito.

Devo fermarmi di più. E devo farlo spesso.

Pensare alle mie bilancine mezze piene e al futile futilissimo di cui sono piena.

Io sorrido spesso, chi mi conosce lo sa. Anche se il mio diario a volte rivela un’animina triste..che ci posso fare, mi hanno creata romantica e puntointerrogativa..troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane..

Così, se si vuole, si può star di bene in meglio e pensare che forse un sorriso ,e non uno qualunque, ma uno del cuore,

può far stare di bene in meglio anche qualcunaltro.

Pensiamoci.

Un bacio e meno zavorra a tutti.

🙂

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Contrassegnate la risposta esatta.

1. Secondo voi, qui siamo:

 

a) Allo stadio

b) Ad una reunion di fascisti su marte

c) Ad una gara canora

2. Quest’uomo:

a) Sta partecipando in qualità di sindaco alla sagra della mortadella del suo paesello

b) Umanizza il grande Cesare dandogli un tono più popolare

c) Si eccita solo così

3. La scena sottostante ritrae:

a) Il pubblico del Bagaglino

b) Festeggiamenti per la partenza del Titanic (notare “AFFONDANO” all’estrema destra della foto)

c) L’avvilente classe politica italiana

Chi risponderà correttamente avrà in premio un bella fetta di debito pubblico (23 mila euro pro capite) in omaggio-direttamente a casa,spese postali incluse- per tutta la famiglia ed una fornitura completa di tutta la rassegna stampa estera che si prende gioco di noi (Iniziativa “Vinci Un Anno Col Sorriso”).

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CSM: garante dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura.

Mi dispiace.

Trasferito ad altra sede e ad altre funzioni.

E’ sempre più forte il sentimento ambivalente che mi lega alla Calabria, amore e odio per l’appunto.

Che ci sia un cancro in Calabria ormai è abbastanza assodato, ovvero un modo di intendere la vita come un sistema spudoratamente clientelare, non solo dentro ai quartieri alti, ma anche nelle cose più semplici, episodi di vita quotidiana.

Dal dottore si passa avanti alla faccia di chi è in sala d’aspetto da due ore, perché “io conosco il medico”. Che vuol dire?! Anch’io lo conosco, è il mio medico di famiglia, mi ha visto nascere!

Alla posta trovi ancora qualcuno che non si arrende al nuovo sistema telematico..vuol passare avanti per forza…conosce l’impiegato dello sportello..

Persino al supermercato non riesco a fare una fila decente per il prosciutto (e quando ero piccola era peggio, tutti mi passavano avanti ed io non sapevo difendermi, perchè di questo si tratta, imparare a difendersi anche solo per un semplice diritto: il rispetto del turno).

Avrei miliardi di esempi, tratti dalla vita quotidiana che faccio quando vado in Calabria: la guida (mio padre continua a dirmi che a Catanzaro è inutile che io metta la freccia e a Vibo è raro trovare qualcuno che rispetta uno stop o un segnale di precedenza, ed io puntualmente rischio la vita..non male per una media di tre-quattro viaggi all’anno), il mare (persino sulla spiaggia libera ho trovato il “posto ombrellone” PRENOTATO dalla sera prima dagli amici degli amici degli amici), gli animali (tanti randagi, il canile in condizioni vergognose, a Vibo bruciato più volte perchè gli animali non hanno diritti)..

Nota positiva: la Sila. E’ un paradiso. La amo tantissimo, mai avuto problemi di nessun genere. La gente è ospitale, il posto è curato, pulito, viene valorizzata la cultura della Calabria in tutto e la natura, animali compresi, protetta e tutelata.

So che questo genere di discorsi si presta ad essere travisato, per questo non ne parlo volentieri..

Sono anche cosciente del fatto che certi atteggiamenti sono tanto tipici degli italiani, più che esclusivamente dei calabresi, e che certi malcostumi sono ampiamente diffusi.

Nè parteggio per una politica nordista o cazzate del genere (qui si sta meglio, lì si sta peggio), nè mi piace fare di tutta l’erba un fascio.

Ci sono nata e cresciuta in Calabria e posso permettermi di sentirmi offesa e umiliata.

Ammiro il coraggio e la pazienza di chi resta, ma capisco le ragioni e il rammarico di chi va via.

Con la decisione del CSM e il conseguente allontanamento di De Magistris, va via un altro pezzetto di speranza che le cose possano cambiare in quell’ultimo lembo di terra, sempre più lontano agli occhi di tutta la penisola, sempre più stridente nei miei pensieri.

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Godiamo dei nostri momenti e dei nostri sospiri ché davvero non si sa cosa sarà dopo il qui e l’ora.

Lasciamoci sempre con il dolce in bocca e assaporiamo tutto con lentezza, quasi a sfinirsi.

Che vuoi che dica, non so se domani  sarai ancora nel mio letto o se io sarò nel tuo.

Banalità, scuse, supposizioni, non passano. Non entrano affatto.

Che sia lieto davvero il domani, ma ancor più l’oggi.

E’ così che vivo. Ed è così che amo.

Grace.

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Stavo riflettendo sul fatto che amo tantissimo circondarmi di musica e musicisti, a quanto pare..

Il Figlio Unico, dal canto suo, suona con passione la chitarra e la prima volta che l’ho sentito cantare mi sono squagliata come una pera cotta.

Che devo dire, i musici e gli artisti mi hanno sempre affascinato, il ragioniere inamidato non fa per me. Non per i miei sensi almeno.

Comunque, mi frulla da un po’ per la testa l’idea di imparare a usare la voce, di imparare a cantare senza timidezza.

Confesso che mi piace cantare, ma spesso mi autocensuro..

Comunque, ecco qui una chicca: Dave Matthews con Tim Reynolds, chitarrista che virtuoseggia un po’ su uno dei brani a mio parere più simpatici del repertorio dei Dave Matthews Band.

Se non dovesse andare il video, ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=SEaz5DPmoaY

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Alice 

Ricordami di tessere le trame della notte,

intagliando i pensieri con lame sapienti.

Ricordami di andare, se necessario,

e ancor più di tornare.

Agli affetti, alle mani tese e al capo chino, riparato e caldo.

Ricordami di non lasciarmi andare,

ma di vagare senza meta che sì, fa bene al cuore ogni tanto.

Ricordami di tenere ben salda me stessa,

di non dimenticare,

di non allontanare.

Ricordami chi sono e da dove vengo.

E’ da lì che voglio andare.

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Stretta stretta nel cappottino rassicurante e in un paio di stivali morbidi morbidi,

passo veloce e pensieri discreti alla mano,

taglio il freddo e le strade umide.

Quasi non vedo quello che c’è intorno. Palazzi orrendi.

Non ce n’è bisogno. Basta riacciuffare le vecchie voci di sempre.

Il cornetto caldo alle 4 del mattino e gli abbracci stretti stretti.

Il comevadavvero che riempie metà vita di amicizia.

A volte dimentico questa sensazione.

I tiricordiquellavoltache .. tirati fuori per caso che danno continuità alla mia vita.

Una mano che ti entra dentro e che sa dove pescare: abbiamo passato intere nottate della nostra vita in macchina, al freddo, al caldo, all’alba, ai gabbiani, alla sabbia nelle orecchie per via del vento forte, alla vita, alla morte. A tutto quello che ci è toccato a sorte.

E la sorte ci ha dato noi, che saremo amici, di più, l’uno per l’altro, a mille vite e luoghi di distanza. E ogni volta che ci ritroviamo e che ci ritroveremo, saremo sempre noi.

Come a 15 anni. Un motorino e un cornetto alle 4 del mattino.

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