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Esser tirati giù per le scale, al buio, di corsa come se non ci fosse altra scelta.

Come se da quell’attimo di paura dipendessero molte cose.

Vi è mai capitato?

E’ il modo migliore che riesco a trovare per descrivere come mi sento quando rientro nella morsa dei legami familiari. Non riesco a chiamarli affettivi.

Ho imparato tante cose di me negli ultimi tempi,

ed ora sono lucida e rassegnata.

L’amore è un sentimento necessario per sfamare i figli, imprescindibile. Eppure, in molti casi, moltissimi, non va così. Piccoli adulti crescono, senza sapere cos’è l’amore vero e incondizionato. Ne sentono parlare, lo cercano disperatamente, ne hanno fame e finiscono per fare a patti con se stessi pur di averne un pezzetto. E quando, miracolosamente, lo incontrano..inizia la vera vita: smontarsi pezzo pezzo e riassemblarsi lentamente per ripulirsi da tutte le paure, le convinzioni e gli assoggettamenti della vita precedente. E’ un processo di rinascita. Non sempre va a buon fine.

Ho iniziato questo percorso tanto tempo fa, ne vedo ora qualche frutto. Ma il risultato che non avevo considerato è quella sorta di impoverimento emotivo che mi ha dolorosamente portato a non avere più voglia di trascinarmi dietro legami con luoghi, volti e persone di una vita. Sentirsi ospiti nella casa dove si è cresciuti, sentirsi spina scomoda nel fianco di coloro da cui per una vita hai cercato sostegno, sentirsi come alice in un mondo incomprensibile in cui tutto è al rovescio rispetto a ciò in cui credi e cui sei abituata a ritenere importante, è come essere minacciati in continuazione, è come sentirsi piccoli piccoli in un mondo più grande e devastante, è come esser trascinati gù dalle scale in una notte di paura.

Ma, e per fortuna c’è un grosso ma, ora comincio a capire che io ci sono. Finalmente posso contare anche su me stessa e su quello che vorrei essere. E non solo. Non sono un fiore unico, non sono sola. Mi sento amata, di quell’amore non malato e autentico che dice “Io ci sono e sono qui per te”.

E questo non è un amore solitario, non è l’amore di un pilastro unico nella mia vita, che se dovesse crollare butterebbe giù tutto, ma è l’amore di tanti, che ci sono, sempre accanto a me.

Non è l’amore della mia famiglia, di coloro che mi hanno voluto qui a tutti i costi,

non potrà mai sostituirlo, ne sono consapevole

e dovrò confrontarmi con questo vuoto tante e tante volte,

ma è amore e mi ha nutrito e aiutato in questi anni a trovare un pezzetto di me.

Non mi sento arrivata, non si è mai arrivati.

Ma la vita mi ha portato ad occuparmi di altri con la mia stessa fame,

e a provare a risanare quei cocci che si possono ancora riparare.

Ho visto negli altri occhi la stessa ricerca disperata di approvazione, di sostegno.

Qualcuno si salverà, qualcun altro no.

Ma abbiamo tutti le stesse cicatrici e ci riconosciamo.

Possiamo essere la prova gli uni per gli altri che si può correr via da quelle scale e trovare un altro posto sicuro nel mondo, in cui nessuno verrà a dirti che sei un fallimento, un esperimento mal riuscito.

E che la rabbia e quel carico enorme di frustrazione che da sempre ci portiamo dietro

può essere trasformata in energia per ripartire e andare avanti.

Sono fiera e orgogliosa di tutti coloro che ho incontrato in questi anni,

che mi hanno insegnato a non arrendermi e a volermi bene.

E che mi hanno dato uno specchio, non distorto, per vedere come sono in realtà, nel bene e nel male.

Nulla è definitivo, per fortuna.

Ma avevo bisogno di fissare questo momento,

perchè avrò bisogno di ritornarci, con la mente e con il cuore,

per essere sicura di non tornare indietro.

Sono sempre passi spinati,

sono sempre io con le mie angosce e la voglia di perdermi ogni tanto,

sono sempre io con il mio labirinto e le sue stanze,

sono sempre io con la mia vita parallella fatta di caramelle gommose e cazzate liberatorie.

Ma sono anche una piccola adulta pronta a lasciarsi indietro tante illusioni e false speranze.

Pronta a concentrare le proprie energie su quello che conta.

Ora tocca a me.

Proverò a nutrire me stessa d’ora in poi.

Continuando a incollare i cocci di altri come me, e a rimontare i miei.

Qualcuno mi ha detto che si chiama consapevolezza.

Non so se si tratti di questo,

ma sento che si tratta di un sentimento mai provato così forte.

Mi sento libera,

anche da me stessa finalmente.

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